martedì 11 settembre 2012

Il futuro nelle origini

Nicola guida le sue pecore al pascolo 
Una produzione di alberi da legno, un uliveto, un meleto e un gregge. Così è composta l’azienda agricola di Nicola Del Vecchio. Lui ha 27 anni, una laurea in Scienze Gastronomiche e una scommessa da vincere. È di San Giovanni in Galdo, piccolo comune in provincia di Campobasso. Dopo gli studi all’Università di Pollenzo, ha scelto di tornare nella sua terra e investire soldi, tempo e fatica nella realizzazione di un sogno. Partendo dalla sua tesi di laurea dal titolo “Progetto ALBA: rivalutazione di un territorio attraverso la cooperazione di aziende rurali”, ha coinvolto quattro imprese locali oltre alla sua, collocate in un raggio di 7,8 km, e applicato i princìpi del design sistemico.« Io credo nel progetto. Ci ho scommesso, e insieme a me la mia famiglia».

Il cccasolare del '700 in ristrutturazione
Nicola ha acquistato 75 pecore, 60 gentili di Puglia e 15 meticce, le lascia al pascolo brado tutto il giorno in piena libertà e armonia con il territorio. Le gentili di Puglia sono sempre state allevate in Molise e sono prevalentemente da carne. Nonostante l’attitudine a ingrassare in poco tempo, le ha scelte perché producono pochissimo latte ma con elevata massa grassa e il 33% di resa circa. Sarà un’eccellente materia prima per i formaggi che produrrà una volta avviato il caseificio. «Il mio scopo è riunire i produttori locali. Raggiungere la totale sostenibilità economica e ambientale del sistema attraverso la filiera corta e la riscoperta di allevamenti e colture autoctone. Oltre alla mia, c’è l’azienda dei Del Zingaro con la loro macelleria, orientata alla produzione di qualità. Allevano bovini per la produzione di latte e carne e suini. Per la loro alimentazione utilizzano foraggio e granaglie ottenuti senza diserbo. È in cantiere l’inserimento di alcuni capi di vacca razza marchigiana da carne. Le altre tre aziende coinvolte sono in fase di start-up».

Agricoltori e allevatori saranno gli attori principali, dalla produzione alla trasformazione fino alla ristorazione. «Occorre conciliare l’aspetto produttivo con la riqualificazione del territorio. Se metti insieme 2 contadini, ottieni 2 contadini. Ma se a loro affianchi una figura professionale, curi progettazione, produzione e vendita coprendo l’intera filiera. Bisogna evitare di essere monosettoriali in modo da ridurre la vulnerabilità e contrastare i danni provenienti, ad esempio, dalle intemperie. Green economy è anche questo: tornare alle radici con un tocco di innovazione».

Un ulteriore impegno Nicola l’ha preso ristrutturando un antico casolare in pietra del ‘700: sarà la sua abitazione e in più ospiterà un ristorante che servirà unicamente prodotti del posto. «Nel casolare c’è un antichissimo forno a paglia, con il quale ho in mente di produrre il pane per il mio ristorante utilizzando la farina ottenuta dal grano locale. Ci sarebbe inoltre da riavviare in paese un mulino e un oleificio, ma procederemo a piccoli passi. Voglio creare un circolo che partendo dalla produzione, vede la trasformazione e infine la vendita. Punteremo tanto sui gruppi di acquisto e grazie a Slow Food ho una rete a cui potermi rivolgere». 

Il locale dove sorgerà il ristorante
Del Vecchio, ha mappato tutti i processi e, soprattutto, ha studiato il modo di riutilizzare gli scarti di ognuno di essi, per convertirli e recuperarli, trasformandoli in risorsa per un nuovo processo. «Nei ristoranti ad esempio scarichiamo la carne e ritiriamo il compost (che prima insegniamo a realizzare). L’olio esausto delle cucine lo trasformeremo in carburante per trattori non common rail o in sapone, con l’aggiunta di cera diventerà lucido per mobili. Un nostro socio è apicoltore: i vermi delle arnie (parassiti dei favi) essiccati diventano un alimento ricchissimo di proteine per l’alimentazione delle galline e per la pesca. Al momento, l’unica cosa che non riesco a recuperare sono le deiezioni umane».

Grazie ad un impianto di fitodepurazione a cannino, realizzato nell’ovile e che in futuro sarà replicato nella sua abitazione e caseificio,è possibile recuperare fino all’80% di acqua che, grazie a una pompa alimentata da pannelli fotovoltaici, viene ad esempio inviata ai bagni per gli scarichi.

Nicola ha pensato proprio a tutto. Ma quali sviluppi ha in serbo per il futuro? « Prossimamente sarà inaugurato un bar con agrigelateria. Miriamo inoltre all’organizzazione di eventi, vogliamo avere punti d’incontro qui in paese per aggregare. Punteremo tanto sull’accoglienza, mediante progetti di turismo didattico con partecipazione attiva, di relax e sport. Infine desideriamo creare una fattoria didattica per diffondere la cultura e il rispetto dell’ambiente, educare il consumatore per orientarlo negli acquisti. La sua scelta finale sostiene il nostro sistema».

Nicola del Vecchio è uno dei delegati al Congresso internazionale di Slow Food e sarà presente nell’area dedicata a Slow Food Abruzzo e Molise nel grande Mercato del Salone del Gusto e Terra Madre.

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